Una grande mostra quella di oggi a Maniago, presso il Museo delle Coltellerie, sullo stampatore d’arte udinese Albicocco. Un momento che considero fondamentale da ricordare perchè ha sottolineato, come tutte le grandi inaugurazioni di grandi mostre, alcune cose assolutamente banali eppure fondamentali nell’arte: lo stampatore è fratello dell’artista, lo stampatore è esso stesso artista pur non dichiarato, lo stampatore è stato spesso nella storia l’unico capace, non per capacità economica ma per umanità, d’offrire all’artista letteralmente un tavolo da lavoro dove poter rimettere in gioco la propria vita. Una vita contro l’inverno, la guerra, la vita stessa. Tanto Safet Zec a Udine da Albicocco quanto Picasso nei locali di Mourlot. Storie di incontri e momenti drammatici che danno all’arte l’impressione inchiostrata della ricostruzione. Perchè l’artista quando ricostruisce se stesso ricostruisce il mondo, da sempre incapace di reggersi in piedi. E dietro c’è uno stampatore, c’è un tipografo, c’è un editore.
Da questo nasce l’eternità dell’arte.
(Un altro articolo sullo stampatore d’arte Albicocco: Non so chi ti abbia impoverito il cuore)
(Un piccolo omaggio poetico allo stampatore d’arte Albicocco: Come un crescere d’ortiche)
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