Ieri ti ho scritto una poesia
ma poi ci ha piovuto sopra.
Avevo lasciato il finestrino aperto.
Parevano un segno dal cielo
quelle lettere sbavate,
di poco conto. Non fosse
che Dio te l’abbiamo visto accanto
ieri, seduto in una carrozzina,
nel posto dove tu non muori.
Curo la casa come tu fossi
con me, spazzo la polvere,
ti chiedo d’aiutarmi con lo
straccio, ma tu non rispondi.
E prendo anche il tuo sedere
tutto tra le mani ma tu
non dici nulla, non dici
“dobbiamo lavare a terra, dai”.
Non esiste una stagione sola
mi pare d’avere letto da qualche parte.
Poi ascolto i poeti passare
come migrazioni di mosche
e zanzare, qualche verso
ben fatto, un tacco, una gonna
che tiene per mano qualcun altro.
La sottile miopia dello stare a lato.
A un certo punto della vita
quello che hai vissuto non importa più.
Restano le cassette delle lettere
che paiono un bianco e nero
nemmeno sfumato, senza nomi.
Quelli sono andati ormai da tempo.
Resta un guardare le cose andare
come un crescere d’ortiche.
Le immagini sono per la maggior parte tratte e ispirate dal lavoro dello Stampatore d’Arte Albicocco, di cui due piccoli articoli qui e qui
belle!
le tue cassette delle lettere mi hanno fatto venire il magone
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Grazie
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