Unità di risveglio – Giovanna Rosadini

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Nella vita ci sono momenti inaspettati di malattia, di stasi, di blocco in una sorta di limbo che procura pensiero, riflessione. Su ciò che è stato prima e ciò che sarà dopo. Come un momento cristologico nel quale scandire appunto un avanti e un dopo. La mente si allarga, emerge, si spezza nel suo stesso stare in bilico e in attesa. E nasce non tanto la paura del futuro quanto l’analisi del passato, di ciò che è stato, di ciò che si è perso.

Perchè spesso perdere qualcosa dà la misura della cosa stessa. Nella perdita che crea distanza si vede meglio, si sente meglio. Si capiscono le necessità prima addormentate, gli affetti, le luci prima non visibili. E la luce è forse uno degli elementi più metaforici che si possono usare per spiegare Unità di risveglio di Giovanna Rosadini (Einaudi 2010). Perchè come già nel titolo viene sottolineato questo è un libro del risveglio, risveglio nello specifico da un coma e poeticamente secondo parto verso la vita. Una vita riacquisita con maggiore (e più dolorosa ma fonda) consapevolezza. Un riacquisire la luce, quella stessa luce che saluta il mattino al risveglio, quella stessa luce che è sempre presente. Perchè i momenti terribili, di buio, di oscurità assoluta spesso aiutano l’uomo ad accorgersi delle luci più fioche, altrimenti invisibili. Si immagini una stanza con le luci accese dove una piccola lucciola è di fatto invisibile, mentre a luci spente diviene stella da seguire verso il risveglio del sé.

Libro del corpo, del dolore, della fatica, questo di Giovanna Rosadini, ma anche libro della luce e degli affetti. Luce ed affetti che diventano parola, perchè Sei la parola che si è fatta storia, / deposito della mia memoria, / sei la presenza che si riconferma, / il mio futuro e la mia traiettoria…






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