Se sei triste guarda il cielo è il bellissimo, bellissimo, bellissimo libro di una signora giapponese di quasi cent’anni che ha iniziato a scrivere poesie a novantadue anni. Poesie semplici, limpide, senza aspirazioni letterarie e talvolta con delle stupende banalità che ne siglano l’onestà. Poesie scritte come fossero frasi dette alla badante, al figlio, a sè stessa nella quieta riflessione dell’anzianità. Con punte altissime di vera poesia.
Poesia da leggere togliendosi il cappello, la giacca, la camicia, guardando con rispetto la saggezza disarmante di una donna che insegna ad essere felici parlando della sua giornata. Perchè questa è una poesia che non vuole essere analizzata nella metrica o nella ricercatezza lessicale, ma vuole raccontare come stare bene. E per questo è preziosissima.
Mamma
Adesso che come lei
ho compiuto novantadue anni
ripenso a mia madre.
Com’era straziante
tornare a casa
dopo essere andata a trovarla alla casa di riposo!
Mia madre,
che mi seguiva con lo sguardo fino all’ultimo istante,
il cielo plumbeo,
il cosmo scosso dal vento
tutt’ora ricordo con chiarezza.
A occhi chiusi
Quando chiudo gli occhi
corro qua e là
piena di energia
con i capelli sciolti lungo la schiena.
La voce di mia madre che mi chiama,
le nuvole bianche che fluttuano in cielo:
dovunque
ampi campi di colza in fiore.
Adesso ho novantadue anni
e il mondo effimero
che osservo ad occhi chiusi
è quanto mai piacevole.
Mi sciolgo
L’acqua calda
versata
dal bricco
è simile
a parole soavi.
Le zollette di zucchero
del mio cuore
nella tazza
teneramente
si sciolgono.
Mamma
Mentre inseguivo mia madre
con in mano una girandola,
il vento era gentile
e il sole caldo.
Tranquillizzata
dal viso sorridente di mia madre
che si voltava a guardarmi
pensavo che sarei diventata adulta in fretta
e che me ne sarei presa cura.
Da tempo ho superato la sua età,
e quando adesso
vengo accarezzata
dal vento di inizio estate
sento la voce di mia madre da giovane.
Al mio dottore
Vorrei
che non mi chiamasse
“nonnina”
e che non mi rivolgesse
stupide domande quali:
“Che giorno è oggi?
Quanto fa 9+9?”
Signor Shibata,
le piacciono
le poesie di Saijú Yaso?
Cosa pensa
del governo Koizumi?
Queste sono le domande
che mi renderebbero felice”
A me stessa
Senza sosta
gocciolano
le lacrime che cadono dal rubinetto.
Per quanto si soffra
o si sia tristi
non bisogna
continuare ad angustiarsi.
Con decisione
apro il rubinetto
e di getto faccio scorrere
le lacrime.
Avanti! In una tazza nuova
berrò il mio caffè!
Ricordi
Quando ti ho comunicato
dell’arrivo
di nostro figlio,
tu mi hai risposto:
“Davvero?
Sono felice.
Adesso
farò il bravo
e lavorerò!”
Quel giorno,
quando insieme
siamo rincasati
passando sotto gli alberi di ciliegio,
è stato il mio giorno
più felice.
Dimenticare
Ho l’impressione
che ogni anno che passa
dimentichi
varie cose:
i nomi delle persone,
alcuni caratteri cinesi,
svariati ricordi.
Perchè mai
tutto questo
non mi rattrista?
La fortuna di dimenticare,
la rassegnazione a dimenticare.
Sento il canto
delle cicale al crepuscolo.
Nella stanza da bagno
Nella stanza da bagno
la mattina brillano accecanti
le gocce d’acqua sulla finestra
sotto i raggi del sole del primo giorno dell’anno.
Mio figlio di sessantadue anni
lava il mio corpo
ormai simile a un albero avvizzito.
Non è più bravo
della badante,
ma io serro ugualmente gli occhi
in estasi.
Ecco la prova che un nuovo anno è iniziato:
la canzone che sento canticchiare alle mie spalle
è quella che io tanto tempo fa
gli cantavo.
Il vento, i raggi del sole e io
Ho lasciato entrare
il vento che batteva
alla porta a vetri,
poi sono arrivati
anche i raggi del sole,
e abbiamo iniziato a parlare in tre.
“Vecchietta,
non ti senti sola?”
mi chiedono il vento e i raggi del sole.
Rispondo loro che in fondo al proprio cuore
gli esseri umani sono sempre soli.
Che bello vivere spensierati
e senza imposizioni!
Insieme abbiamo riso
nelle prime ore del pomeriggio.
Io a novantasei anni
“Signora Shibata,
a cosa pensa?
Mi sono sentita in difficoltà
quando la badante
mi ha fatto questa domanda.
Perchè pensavo
che il mondo di oggi
fosse sbagliato,
e che dovessi
correggerlo io.
Però alla fine ho tirato un sospiro
e mi sono limitata a ridere.
Felicità
Questa settimana
l’infermiere mi ha aiutato
a entrare nella vasca da bagno.
Mio figlio
è guarito dal raffreddore,
e con lui
ho mangiato il curry.
Mia nuora
mi ha accompagnato dal dentista.
Quanti giorni felici
si sono susseguiti!
Risplendo
nello specchietto da borsa.
Un regalo dal cielo
Di profilo mio figlio,
quando ride guardando la tv
da sotto il kotatsu,
è identico a mio marito da giovane.
Guardarlo di nascosto di profilo
mentre è seduto
davanti ai biscotti e al tè
è per me un regalo dal cielo
che allieta i pomeriggi d’inverno!
L’ha ribloggato su CONSERVIAMO LA POESIAe ha commentato:
…guarda il cielo com’è triste…
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buonasera alessandro… molto interessante il suo blog… mi son permesso di “reblogged” la poesia bellissima di shibata toyo (che non conoscevo…)… un saluto e grazie…
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Grazie mille, onorato e felice del reblog… se vuole altra poesia (ma non mia) qui trova belle cose (il sito della Casa Editrice che dirigo):
http://samueleeditore.wordpress.com/
P.S. sto scoprendo e leggendo le sue poesie…. belle…. dico veramente…. belle…
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questo blog è una miniera di delizia.
Penso che continuerò a seguirlo, sempre in attesa.
Ché, cosa c’è di più bello dell’aver qualcosa da aspettare?
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Uh grazie…. spero di non deludere allora 🙂
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Lo acquisterò, grazie. Nelle piccole cose fiorisce molta bellezza.
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grazie Alessandro.
stamattina mi sono alzata pensando
che anche le tazze finiscono. e dopo tanto tempo – perdoni la confessione – senza tristezza.
poi, la segnalazione in mail di queste piume di parole.
sto leggendo tutto ciò che sceglie. e posso solo ripetere grazie, come lei ha ripetuto bellissime presentando le poesie qui.
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bellissimo blog! e grazie di seguirmi.
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Grazie a te – Alessandro
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grazie per il regalo, da figlia di 85enni un po’ acciaccati avevo bisogno di questa soavità
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Grazie a te 🙂
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Davvero bellissime. Umilmente sincere e sinceramente umili. Una rarità!
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Veramente.
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Ho conosciuto Shibata Toyo leggendo un libro di Riccardo Pesce, “non tutti i pesci sono muti”…grazie Riccardo e Alessandro di avermi fatto conoscere questa poetessa
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