Madre Teresa di Calcutta un giorno ebbe a dire: Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente. Edward Estlin Cummings sembra solo a volte essere d’accordo con questa terribile quanto concreta verità di Madre Teresa. E nostra. Il poeta statunitense pare vivere e preferire più l’estasi d’amore anche quando è legame che non si scinde tanto facilmente (come in Completamente pazzo è colui). Ma è anche vero che spesso le poesie d’amore più belle ed estatiche non sono che espressioni di una mancanza della persona amata.
È un po’ come camminare per i mercatini di Natale di una città dopo aver visto la donna che ami a una festa insieme a un altro uomo, camminare nel freddo tra gli odori e le canzoncine natalizie e cercare comunque con la mano rattrappita la sua mano accorgendoti, camminando, che la tua mano resta fredda perchè lei non c’è. Lei non è. Non più. E ti viene da scrivere definitivamente della sua bellezza. Della sua terribile, dolorosa bellezza, ma che nelle parole diventa dolcissima.
Perchè spesso il dolore dell’amore diventa canto, elegia. E leggendo Cummings mi convinco sempre più che la sintesi del dolore sia appunto il suo contrario, la perfetta circolarità della bellezza.
Completamente pazzo è colui
che dice d’essere stato innamorato un’ora.
E non perché l’amore declini così presto
ma perché in minor tempo può divorarne dieci.
Chi mai mi crederà se io vi giuro
che quella piaga mi è durata un anno?
Chi mai di me non riderebbe
se affermassi di aver visto una fiasca di polvere
bruciare un giorno intero?
Ah che balocco è un cuore
una volta caduto nelle mani dell’amore!
Tutti gli altri dolori fanno posto ad altri dolori
e solo un po’ ne chiedono per sé.
Essi vengono a noi, ma Amore ci trascina
ci inghiotte e non mastica mai!
A causa sua, come da palle incatenate
intere schiere muoiono.
Egli è il tiranno luccio
e i nostri cuori sono pesciolini.
Se non fosse così
cosa avvenne del mio cuore quando ti vidi la prima volta?
Portavo un cuore entrando nella stanza
ma uscendo dalla stanza non lo avevo più.
Fosse andato da te, lo so bene,
il mio cuore forse avrebbe insegnato al tuo cuore
a mostrarsi verso di me più pietoso.
Ma l’amore, ahimé, al primo soffio
lo infranse come vetro.
Eppure nulla può accadere al nulla
né alcun luogo può essere vuoto.
Per questo penso che il mio petto
conservi ancora quei frammenti
benché non siano più uniti.
E così come ora gli specchi infranti
mostrano centinaia di volti minori,
così i frammenti del mio cuore possono
scegliere,
desiderare
e adorare
ma dopo un tale amore
non possono più amare.
Mi piace il mio corpo quand’è col tuo
corpo. È una cosa tanto nuova.
Muscoli meglio e nervi di più.
Mi piace il tuo corpo. Mi piace quel che fa,
e il come. Mi piace sentire la sua spina
dorsale, le sue ossa e il tremolante
– liscio – sodo che bacerò
ancora ancora e ancora
di te mi piace baciare questo e quello,
mi piace, lentamente accarezzare, il folto
elettrico pelo, e quel che viene a carne
che si separa… E occhi grandi briciole d’amore,
e forse mi piace il brivido
di sotto me te così nuova
Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.
Stando all’infinito come sta al tempo,
l’amore non iniziò più di quanto finirà;
dove nulla è respirare, vagare, nuotare
l’amore è l’aria l’oceano e la terra
(gli amanti soffrono? ogni divinità
che superba discende s’incarna nel mortale:
gli amanti sono felici? loro minima gioia è
un universo nato da un desiderio)
amore è voce sotto ogni silenzio,
la speranza che non ha contrario in paura;
una forza così forte che pure la potenza è debole:
la verità che viene prima del sole dopo le stelle
– gli amanti amano? al cielo allora l’inferno.
Checché ne dicano saggi e stolti, tutto è bene
Il tuo ritorno sarà il mio ritorno
i me stesso ti seguono, io solo resto;
un’effige d’ombra o che pare
(un quasi qualcuno ch’è sempre nessuno),
un nessuno, che, fino al loro e tuo ritorno,
passa perenne la sua solitudine
a sognare i loro sguardi aprirsi al tuo mattino
a sentire le stelle levarsi nei tuoi cieli:
quindi, nel nome misericordioso dell’amore,
non tardare più di quanto io privo di me
sopporti l’assenza dell’attimo in cui un altro
stringa fra le braccia la mia stessa vita che è tua
– quando paure, speranze, credi, dubbi, spariranno.
Ovunque e della gioia perfetta integrità siamo.
Là dove non sono mai stato, piacevolmente oltre
ogni esperienza, i tuoi occhi hanno il loro silenzio:
nel tuo gesto più delicato ci sono cose che m’imprigionano,
o che non posso toccare perché mi sono troppo vicine
il tuo sguardo più insignificante facilmente mi schiude
sebbene io mi sia chiuso come le dita di una mano,
tu mi apri sempre facilmente petalo per petalo come la Primavera apre
(sfiorando abilmente, misteriosamente) la sua prima rosa
o se il tuo desiderio sia chiudermi, io e
la mia vita ci chiuderemo di scatto meravigliosamente, improvvisamente,
come quando il cuore di questo fiore s’immagina
la neve scendere con cautela ovunque;
niente di tutto ciò che sperimenteremo in questo mondo è pari
alla forza della tua intensa delicatezza: la cui trama
mi costringe nel colore delle sue terre,
rendendo omaggio alla morte e al per sempre ad ogni fiato
(non so cosa sia di te che chiude
e apre; solo qualcosa mi dice
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha mani tanto piccole