Aftermath – autori vari

4a

Fu sempre certo di aver avuto molto

da Dio perchè ebbe te i due figli qualche ansia e affanni

sopportabili, cioè la verità che forse salva,

anche se non consola.

Giorgio Bàrberi Squarotti

 

 

8a

Non ho risorse abbastanza per sentire

(non orecchi mani olfatto gusto)

se qui, in questa mucosa, il filo

di ferro del tuo corpo non

trafigga – intriso della tenebra

dei trapassati – la bestia il

cancro che il cuore può patire

quando dormi miniaturizzata e

bleu mourant è il nome dei colori

Ferruccio Benzoni

 

 

12a

Accosto la fronte alla tua, si toccano, dico «È una frontiera».

Fronte a fronte: frontiera, mio scherzo desolato, ci sorridi.

Col naso ci riprovo, tocco il naso, per una tenerezza da canile:

«E questa è una nasiera» dico per risentire casomai

un secondo sorriso, che non c’è.

Poi tu metti la mano sulla mia e io resto indietro di un respiro.

«E questa è una maniera», mi dici.

«Di lasciarsi?», ti chiedo. «Si, così».

Erri De Luca

 

 

15a

Dietro la porta nulla, dietro la tenda,

l’impronta impressa sulla parete, sotto,

l’auto, la finestra, si ferma, dietro la tenda,

un vento che la scuote, sul soffitto nero

una macchia più oscura, impronta della mano,

alzandosi si è appoggiato, nulla, premendo,

un fazzoletto di seta, il lampadario oscilla,

un nodo, la luce, macchia d’inchiostro,

sul pavimento, sopra la tenda, la paglietta che raschia,

sul pavimento gocce di sudore, alzandosi,

la macchia non scompare, dietro la tenda,

la seta nera del fazzoletto, luccica sul soffitto,

la mano si appoggia, il fuoco nella mano,

sulla poltrona un nodo di seta, luccica,

ferita, ora il sangue sulla parete,

la seta del fazzoletto agita una mano.

Antonio Porta

 

 

16a

Quando si apriva il velario sul mondo

della mia fanciullezza, accorsi come

ad una festa promessa. Cadute

sono le meraviglie ad una ad una;

delle concette speranze nessuna

che mi valga, al ricordo, anche una lacrima,

anche un solo sospiro. Ma possiedo,

giovane amica, il tuo bacio, che assenze

fanno, e pietà di noi stessi, più raro.

 

Era questo la vita: un sorso amaro.

Umberto Saba

 

 

18a

Sentirsi male sembra voler dire

che il dolore impedisce

l’ascolto di se stessi.

La malattia conduce

il suo corpo lontano,

troppo distante per essere udito.

Valerio Magrelli

 

 

19a

Ride su me la primavera. Tornano

le rondini, si sa. Volano via

via le parole degli amici stolti.

Ritornano, per me, ora le antiche

parole dell’amore. In te, fanciullo,

splendono. Giuocano nei tuoi passi

incerti. Ma certa in me cammina

solitaria e tranquilla la felicità.

Sandro Penna

 

 

21a

Siamo, infanti, a una soglia di bottega,

è tardi, non lasciano entrare.

Dentro cosa propinano

a chi, più tempestivo

di noi, è già all’interno

in fila presso il banco

e di noi rimasti fuori

si dimentica, non parla,

non ci rivolge uno sguardo?

Non si ha notizia. O ce ne sfugge il ricordo…

Mario Luzi

 

 

23a

È quell’andare, di

continuo, da una sostanza

all’altra, uscire entrare.

La mia paura da viscido,

della poltiglia.

L’orrore, addirittura,

per la condizione anfibia.

Paolo Ruffilli

 

 

25a

Ti ha portata novembre. Quanti mesi

dell’anno durerà la dolceamara

vicenda di due sguardi, di due voci?

Se io avessi una leggenda tutta scritta

direi che questo tempo che ci sfiora

ci appartiene da sempre. Ma non sono

che un uomo tra mille e centomila

ma non sei

che una donna portata da novembre

e un mese dona e un altro ci saccheggia.

Sei una donna

che oggi tiene un naufrago impaziente

dimmi tu

sei scoglio

o continente?

Luciano Erba

 

 

29a

Lento sorridi al riflettore, attento,

amore in elemosina chiedendo.

Di me non sai. Non sai della tua eco

entro una barca vuota, ombra nell’ombra.

Sandro Penna

 

 

31a

Ahimè come ritorna

sulla frondosa a mezzo luglio

collina d’Algeria

di te nell’alta erba riversa

non ingenua la voce

e nemmeno perversa

che l’afa lamenta

e la bocca feroce

ma rauca un poco e tenera soltanto…

Vittorio Sereni

 

 

32a

Com’è alto il dolore.

L’amore, com’è bestia.

Vuoto elle parole

che scavano nel vuoto vuoti

monumenti di vuoto. Vuoto

del grano che già raggiunse

(nel sole) l’altezza del cuore.

Giorgio Caproni

 

 

35a

Io spero che un giorno

tu faccia la fine dei falchi,

belli alteri dominanti

l’azzurrità più vasta,

ma soli come mendicanti.

Salvatore Toma

 

 

36a

Lama di luce da una vasistas.

Una persona, uomo o donna, a letto

in una stanza d’ospedale, la testa sollevata,

le braccia lungo il corpo, immobile.

La luce va crescendo lentamente.

Patrizia Valduga

 

 

37a

Milano era asfalto, asfalto liquefatto. Nel deserto

di un giardino avvenne la carezza, la penombra

addolcita che invase le foglie, ora senza giudizio,

spazio assoluto di una lacrima. Un istante

in equilibrio tra due nomi avanzò verso di noi,

si fece luminoso, si posò respirando sul petto,

sulla grande presenza sconosciuta. Morire fu quello

sbriciolarsi delle linee, noi lì e il gesto ovunque,

noi dispersi nelle supreme tensioni dell’estate,

noi tra le ossa e l’essenza della terra.

Milo De Angelis

 

 

 

 

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4 pensieri su “Aftermath – autori vari

  1. grazie. Mi oppongo alla Valduga in così buona compagnia. È talmente montata da aver sostenuto, su non so quale giornale, che “Leopardi era un poetucolo così così.” Di egotismo, oggigiorno, ne ho abbastanza.

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