Scatti rubati
Natalia Bondarenko
Natalia Bondarenko, poetessa, pittrice, capace di passare da un linguaggio artistico ad un altro non rifiuta il confronto nemmeno con la realtà, con lo specchio che una macchina fotografica restituisce all’occhio. Se poi l’occhio è quello di una poetessa ecco allora si crea una sorta di transfert. Ciò che in poesia è analisi dell’io, della propria estraneità in una data terra (Terra altrui è l’edito con la Samuele Editore), in fotografia diventa analisi dell’altro, dell’estraneità o non estraneità dell’altro nel mondo. E in questo è insomma la ricerca dell’umanità, di quella scintilla che dal diverso emerge per spogliare tutto il resto, e rendere evidente una terra che è sempre altrui, anche negli altri. Abbiamo una scultrice, una ragazza indiana che vive in Italia da quando era bambina, un cane, tutte presenze vive e vitali immerse in un mondo che in qualche modo non appartiene loro. E la ricerca è tesa talmente al fondo della loro essenza (come lo era la poesia nel fondo della propria) da rendere in qualche modo vivi e vitali anche gli oggetti inanimati, che forse proprio in virtù del loro colore (l’ombrello rosa di fronte a delle biciclette nere) diventano ulteriori esseri viventi alienati ma immersi in questo contesto che è la vita. Che non accetta, solo appiccica come meglio può ciò che è diverso.