da Fortezza di Giovanni Giudici, Mondadori 1990 – disegni di Vittorio Bellini
I graziosi piedi
Ve’ che dall’uno all’altro
bordo della via misura il salto
sul torrentello della pioggia che flagella
il suo sperduto luogo di Romagna
a quest’ora che laggiù sarà crepuscolo
E si avanza dalla soglia e controlla
dall’uno all’altro capo minuscolo
volatile se alcuno
in un tempo di lupi abbia ancor voglia
di starsene in giro
Fin quando tra un alzar di spalle e un sospiro
non osa il labile transito
amante e deserto cuore a un nero
cielo – uno squittìo che è men del verso
del chiù, lumino subito perso
Speriamo non incappi una pozzanghera là in mezzo
ma tanto o poco lei di sicuro si bagna –
io penso quelle scarpine subito tutte fradice
le calze stese vicino al fuoco ad asciugare
e non so essere lana, scaldarle i graziosi piedi
Karmelìtska
Karmelìtska sì mi ricordo
ci passava il tram si cambiava
alla fermata per salire verso Smìchov:
da ogni devozione però distratto
mai avrei sospettato che fosse lì
e nella chiesa di Maria delle Vittore
l’Infante miracoloso di Praga –
gli avrei chiesto a saperlo la grazia di essere
di non essere stato
2
Non così – più probabile
sia invece che stanchi di studiare tormenti
tentino amiche foschìe per uscirne
assediati assedianti –
cuori e furori si sfanno
lente derive svuotano i corpi della paura
morti figli di morti seppelliti
non chiederanno svaniti anch’essi la resa
3
Nella taverna venerdì sera boati
di birra e scomposte risa e poi cori di silenzio
partiti dalla sobria lettura del proclama
sulla patria divisa
di lei caducamente già bambina
in lei che morde stretto e ti disama –
stessa crudezza di lacrime
nel sonno di tarda mattinata
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Anche da Lei vorremmo trarre consiglio –
in carne e ossa egli è certo in nostro dominio
ma non così l’astuzia di prudenza
o idea che lo sostiene:
ai miei ho ordinato di stargli addosso
non con mani e catene
ma giorno e notte nei pensieri suoi fare nido
che svuotato si arrenda:
fotografargli dentro la testa
abbiamo provato – era tutto
fili di ragno e foresta
VI
Finalmente bambino
insieme a voi giocare sul prato di Parigi!
Oh sì, metafisico – sì
politico, litterato di cento libri
oh sì, un po’ ingrassato
sì, un po’ buffo nel correre –
ma che bellezza quel bianco e nero dell’abito
sulla verde erba
e il lanciar su il berretto nell’azzurro
e riacchiapparlo al volo voi Cane del Signore!
Perchè fallisce il desiderio degli empi